16 agosto 2020
Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
XI DOPO PENTECOSTE (A)
VANGELO Mt 10, 16-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo.Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi;
siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi».
- Come pecore in mezzo ai lupi
Gesù era consapevole dei disagi nei quali si sarebbero trovati i suoi, mandati come pecore tra i lupi; li ha avvertiti che si sarebbero imbattuti in una serie di problemi, di rischi e di pericoli proprio in ragione del Vangelo che avrebbero annunciato al mondo.
E quello che poteva valere ai tempi di Gesù, vale anche ai nostri giorni. Di fatto oggi il cristianesimo è tra le religioni più perseguitate nel mondo. Migliaia di cristiani subiscono minacce e violenze, anche fisiche, a causa del Vangelo; mentre in Occidente siamo affaticati da un laicismo che giustifica qualsiasi opinione e la Chiesa viene tacciata di chiusura perché annuncia una visione della vita poco gradita a chi governa l’opinione pubblica.
L’indicazione di Gesù è quella di essere consapevoli che siamo “come pecore in mezzo ai lupi”. Questo dovrebbe cominciare a scuoterci di dosso un cristianesimo di poltrona e pantofole, rimanendo sempre più in sintonia con chi, ancora oggi, si professa cristiano in qualche parte del mondo dove si rischia la pelle a causa della fede!
- Semplici come colombe
La semplicità evangelica è quella di chi entra nel mondo con l’apertura fiduciosa verso la sua cultura, le sue esperienze, la sua mentalità, il suo linguaggio; la stima di tutte le buone iniziative moderne e/o tradizionali; l’accoglienza di tutte le categorie di persone, senza pregiudizi o calcoli interessati; la valorizzazione, con l’intelligenza della fede, di tutte le non scarse e non piccole possibilità che la società attuale offre allo annuncio del Vangelo; l’aspirazione sempre più sofferta a una vita autentica, libera da conformismi e formalismi; la collaborazione con tutte le persone buone, umili e generose; la benevolenza che aiuta a passar sopra le incomprensioni, i risentimenti, le rotture;la libertà non di dire ciò che garba agli altri, ma di far comprendere la parola di verità.
- Prudenti come serpenti
Il serpente può significare tanto l’astuzia dell’insidia quanto la cautela della saggezza; ecco perché Paolo consiglia; “Tutto provate, ma tenete ciò che è buono”. Davanti alle ideologie o alle varie iniziative ci vuole una previa valutazione critica; preciso e sicuro punto di riferimento per noi è la Chiesa e il suo magistero autentico, sia che ci proponga verità di fede, sia che ci indichi disposizioni pastorali. La comunione con la Chiesa è la strada maestra della nostra credibilità e della nostra prudenza. E’ bene farsi aiutare da una sana e aggiornata teologia, dal retto esercizio della propria ragione, come dal consiglio di persone stimate per il loro senso cristiano.
La prudenza evangelica ci permetterà di non lasciarci intimidire/incantare da fascinose parole, e di distinguere ciò che si addice alla genuina religione da ciò che la ripugna; come di dire no al trionfalismo di certe forme ingombranti e anacronistiche; no al temporalismo di alcune collisioni strumentalizzanti con le potenze di questo mondo; no al sacramentalismo che, scompagnato dall’evangelizzazione, sembra quasi un gesto magico; al contrario vanno valorizzate nell’azione pastorale le manifestazioni pubbliche della fede; il libero uso di tutti gli strumenti della comunicazione sociale a servizio del regno di Dio.
Il cristiano non deve aver paura a rivelare apertamente la propria identità, senza pavidità e senza arroganza, senza simulazioni o mimetismi; gli altri devono apprezzare la nostra umanità: di persone aperte alla comprensione e alla condiscendenza, pronte a servire, consolare, assecondare fin dov’è possibile, ma ferme e autorevoli sull’essenziale, su ciò che non è nostro, ma è di Dio, della Chiesa.
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don Erminio [ Santuario dell’Addolorata – Rho ]