13 settembre 2020
Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI GIOVANNI BATTISTA (A)
VANGELO Lc 9, 18-22
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare.
I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
- La domanda di Gesù
Tutto sommato Gesù è forse il personaggio storico di cui – in assoluto – si parla di più. La pagina di Cafarnao è il momento più importante dell’avventura degli apostoli, il momento in cui il Signore li invita a fare il punto della sequela. Gesù pone un problema, occorre affrontarlo, chiedersi chi sia veramente quest’uomo. Per rifiutarlo o per accoglierlo; in qualche modo siamo invitati a guardarci nel profondo. E’ lui stesso a chiedere cosa pensa la gente, l’opinione pubblica e gli apostoli rispondono dando la stessa opinione di ieri.
- L’opinione su Gesù
Come Erode, molti pensavano che Giovanni Battista fosse risorto in Gesù. Era credenza comune che il profeta Elia doveva ritornare. E tutti alimentavano la speranza della venuta del profeta promesso da Mosè. Tutte risposte insufficienti. Dopo aver ascoltato le opinioni degli altri, Gesù chiede: “E voi chi dite che io sia?”. Pietro rispose: “Il Messia di Dio!”, riconoscendo che Gesù è colui che la gente sta aspettando e che viene a realizzare le promesse. Luca omette la reazione di Pietro che cerca di dissuadere Gesù dal seguire il cammino della croce ed omette anche la dura critica di Gesù a Pietro.
“Allora Gesù ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno”. A loro fu proibito di rivelare alla gente che Lui è il Messia di Dio. Perché l’ha proibito? In quel tempo, tutti aspettavano la venuta del Messia, ma ognuno di loro a modo suo: alcuni aspettavano un re, altri un sacerdote, altri un dottore, un guerriero, un giudice, o profeta! Nessuno sembrava aspettare il messia servo, annunciato da Isaia (Is 42,1-9). Chi insiste nel mantenere l’idea di Pietro, cioè del Messia glorioso senza la croce, non capisce nulla e non giungerà mai ad assumere l’atteggiamento del vero discepolo. Continuerà a camminare nel buio, come Pietro, cambiando la gente per alberi (cf. Mc 8,24). Senza la croce è impossibile capire chi è Gesù e cosa significa seguire Gesù. Per questo insiste di nuovo sulla Croce e fa il secondo annuncio.
- Il secondo annuncio della passione
Gesù aggiunge: “Il Figlio dell’Uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno“. La comprensione piena della sequela di Gesù non si ottiene mediante l’istruzione teorica, ma mediante l’impegno pratico, camminando con lui lungo il cammino del servizio, dalla Galilea fino a Gerusalemme. Il cammino della sequela è il cammino del dono di sé, dell’abbandono, del servizio, della disponibilità, dell’accettazione del conflitto, sapendo che ci sarà risurrezione. La croce non è un incidente di percorso, fa parte di questo cammino, perché nel mondo organizzato partendo dall’egoismo, l’amore ed il servizio possono esistere solo crocifissi! Chi fa della sua vita un servizio agli altri, scomoda coloro che vivono afferrati ai privilegi, e soffre.
Prima o poi, nella vita, sentiamo echeggiare questa straordinaria ed inquietante domanda: Chi sono io, per te?
Dammi la forza di rispondere, Signore; dammi la gioia di scoprire, con Pietro, con gli altri, che tu sei il Cristo di Dio. Tu sei la vita che voglio vivere, – la luce che voglio riflettere, il cammino che conduce al Padre, – l’amore che voglio amare, – la gioia che voglio seminare attorno a me, – la gioia che voglio condividere. – Tu sei il Pane di vita che la Chiesa mi dà.
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don Erminio