Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE (B)
18 luglio 2021
VANGELO Mc 10, 35-45
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato? ». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
- E’ facile cadere nell’equivoco
Di tutto quello che Gesù dice, i discepoli capiscono solo la parola regno, senza capire che non è il loro regno quello che Gesù intende. Come sempre, capiscono quel che vogliono capire. Giacomo e Giovanni parlano dei posti nel regno di Dio. Questa è la logica con la quale interpretano il viaggio a Gerusalemme: andare nella città santa, per loro, significa prendere il potere.
Facile è la domanda se questi discepoli hanno veramente lasciato tutto o non hanno mai lasciato i loro interessi e il desiderio di affermarsi… Gli altri discepoli ovviamente si sdegnano con i due accaparratori, perché ragionano esattamente come loro e si sentono beffati dalla loro intraprendente sfacciataggine.
Quando Gesù si presenta come servo, i discepoli che prima si erano lamentati di non avere potere, ora, davanti a Gesù che parla in quel modo, perdono la loro fisionomia. Si nascondono tra la folla, perché loro non vogliono per nulla essere servi
- Vangelo dei paradossi
Nel Vangelo c’è la più sorprendente autodefinizione di Gesù: «venuto per servire». Tutto nasce dal fatto che Giovanni – il teologo, l’aquila, il mistico, il discepolo amato – chiede di essere al primo posto: la ricerca del primo posto è una passione così forte che penetra e avvolge il cuore di tutti. Pericolosamente!
«Non sapete quello che chiedete!». Non avete capito ancora a cosa andate incontro, quali argine rompete con questa domanda, che cosa scatenate con questa fame di potere. Per il Vangelo, invece, essere alla destra e alla sinistra di Cristo vuol dire occupare due posti sul Golgota, quell’ultimo venerdì; vuol dire essere con Gesù lungo tutta la sua vita, quando è voce di Dio e bocca dei poveri, e fa dei piccoli i principi del suo Regno, quando è disarmato amore.
Stare a destra e a sinistra di questa vita vuol dire bere alla coppa di chi ama per primo, ama in perdita, ama senza contare e calcolare. Con Gesù, tutto ciò che sappiamo dell’amore / è che l’amore è tutto (E. Dickinson).
- La vita come servizio d’amore
«Sono venuto per essere servo»: parole da vertigine. Dio non tiene il mondo ai suoi piedi, è inginocchiato Lui ai piedi delle sue creature. I grandi della storia erigono troni al proprio ego smisurato, Dio non ha troni: non cercarlo al di sopra dei cieli; è disceso e si dirama nelle vene del mondo, non sta sopra di te ma in basso, il più vicino possibile alla tua piccolezza. Perché essere sopra l’altro è la massima distanza dall’altro.
E’ il capovolgimento, un punto di rottura dei vecchi pensieri su Dio e sull’uomo. È duro servire ogni giorno, custodire germogli, vegliare sui primi passi della luce, benedire ciò che nasce… Ma non resta che lasciarsi abitare da lui, irradiare di vangelo. Se Dio è nostro servitore, servizio è il nome nuovo della storia, il nome segreto della civiltà. Gesù rivela sempre più profondamente la sua identità, sarà il servitore di tutti fino a dare la vita.
Davanti all’identità di Gesù emerge anche la nostra identità di persone che non vogliono servire, ma dominare. Comprendiamo che, per andare d’accordo con Gesù, è necessario fare un cammino di conversione. In questi passi, sorprende la pazienza con cui Gesù accoglie questi comportamenti troppo umani dei discepoli. Essi appaiono refrattari alla sua logica; ciononostante Gesù continua a richiamarli al suo stile di vita e li aiuta con il suo esempio e con le sue motivazioni d’amore. Questo metodo educativo, per noi che facciamo fatica a correggerci, è di grande speranza.
—
don Erminio