Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO (B)
7 novembre 2021
VANGELO Lc 23, 36-43
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Anche i soldati deridevano il Signore Gesù, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
- Che re è mai questo? C’è da scandalizzarsi…
Sono scandalizzati i devoti, gli uomini religiosi: ma che Dio è questo che lascia morire il suo eletto?
Si scandalizzano i soldati, gli uomini forti: se sei il re usa la forza! «Salva, salva, salva te stesso!» per tre volte. C’è forse qualcosa che vale più di aver salva la vita? Sì. Qualcosa vale di più: l’amore vale più della vita.
E appare un re giustiziato, ma non vinto; un re con una derisoria corona di spine che muore ostinatamente amando; un re che noi possiamo rifiutare, ma che non potrà mai più rifiutare noi.
E gli si accostavano per dargli da bere aceto. Il vino nella Bibbia è il simbolo dell’amore, l’aceto è il suo contrario, il simbolo dell’odio. Tutti odiano quell’uomo, lo rigettano.
- Dio è con noi, sulla croce, nel patire
Di che cosa hanno bisogno questi che uccidono e deridono e odiano il loro re? Di una condanna definitiva, della pena di morte? No, hanno bisogno di un supplemento d’amore.
E Dio si mette in gioco, si gioca il tutto per tutto per conquistare l’uomo. C’è un malfattore, uno almeno che intuisce e usa una espressione rivelatrice: non vedi che anche lui è nella stessa nostra pena…
Dio nel nostro patire, sulla stessa croce dell’uomo, vicinissimo nella passione di ogni uomo. Che entra nella morte perché là va ogni suo figlio. Perché il primo dovere di chi ama è di essere con l’amato. Costui non ha fatto nulla di male.
Che bella definizione di Gesù, nitida semplice perfetta: niente di male, per nessuno, mai, solo bene, tutto bene.
- Chi entra nel regno
E si preoccupa fino all’ultimo non di sé, ma di chi gli muore accanto. Che gli si aggrappa: Ricordati di me quando sarai nel tuo regno.
E Gesù non solo si ricorda, ma fa molto di più: lo porta con sé, se lo carica sulle spalle come fa il pastore con la pecora perduta e ritrovata, per riportarla a casa, nel regno: sarai con me!
E mentre la logica della nostra storia sembra avanzare per esclusioni, per separazioni, per respingimenti alle frontiere, il Regno di Dio avanza per inclusioni, per abbracci, per accoglienza.
Non ha nessun merito da vantare questo malfattore. Ma Dio non guarda ai meriti. Non ha virtù da presentare questo ladro. Ma Dio non guarda alle virtù. Guarda alla povertà, al bisogno, come un padre o una madre guardano al dolore e alle necessità del figlio.
Sarai con me: la salvezza è un regalo, non un merito. E se il primo che entra in paradiso è quest’uomo dalla vita sbagliata, che però sa aggrapparsi al crocifisso amore, allora le porte del cielo resteranno spalancate per sempre per tutti quelli che riconoscono Gesù come loro compagno d’amore e di pena, qualunque sia il loro passato: è questa la Buona Notizia di Gesù Cristo.
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don Erminio