IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

9 ottobre 2022

VI DOPO IL MARTIRIO (C)

VANGELO Mt 10, 40-42
Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

  1. E’ degno del Signore chi dona con gioia

Un Dio che pretende di essere amato più di padre e madre, più di figli e fratelli, sembra andare contro le leggi del cuore.

Ma la fede per essere autentica deve conservare un nucleo sovversivo e scandaloso, il «morso del più» (Luigi Ciotti), un andare controcorrente e oltre rispetto alla logica umana.

Non è degno di me”: per tre volte rimbalza dalla pagina questa affermazione dura del Vangelo.

Ma chi è degno del Signore? Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, è un amore che anticipa, senza clausole; un amore così non si merita, si accoglie. Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà!

Una vita si perde come si spende un tesoro: investendola, spendendola per una causa grande.

Il vero dramma per ogni persona umana è non avere niente, non avere nessuno per cui valga la pena mettere in gioco o spendere la propria vita. Chi avrà perduto, troverà. Noi possediamo veramente solo ciò che abbiamo donato ad altri.

  1.  La pedagogia dell’amore: dare la vita

A noi, forse spaventati dalle esigenze di Cristo, dall’impegno di dare la vita, di avere una causa che valga più di noi stessi, Gesù aggiunge una frase dolcissima: chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca, non perderà la sua ricompensa.

Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d’acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po’, tutto, perché nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare:

Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. Non c’è amore più grande che dare la vita!

Un bicchiere d’acqua, dice Gesù, un gesto così piccolo che anche l’ultimo di noi, anche il più povero può permettersi.

E tuttavia un gesto non banale, un gesto vivo, significato da quell’aggettivo che Gesù aggiunge, così evangelico e fragrante: acqua fresca.

Acqua fresca deve essere, vale a dire l’acqua buona per la grande calura, l’acqua attenta alla sete dell’altro, procurata con cura, l’acqua migliore che hai, quasi un’acqua affettuosa con dentro l’eco del cuore.

Dare la vita, dare un bicchiere d’acqua fresca, ecco la stupenda pedagogia di Cristo. Un bicchiere d’acqua fresca se dato con tutto il cuore ha dentro la Croce. Tutto il Vangelo è nella Croce, ma tutto il Vangelo è anche in un bicchiere d’acqua.

Amare nel Vangelo non equivale ad emozionarsi, a tremare o trepidare per una creatura, ma si traduce sempre con un altro verbo molto semplice, molto concreto, un verbo fattivo, di mani.

  1. Il cristianesimo è innamoramento per Cristo

Nulla è troppo piccolo per il Signore, perché ogni gesto, compiuto con tutto il cuore, ci avvicina all’assoluto di Dio.

Si tratta di una indicazione molto chiara di Gesù nei nostri confronti: Lui è un dono per noi, si fa nostro servitore, ci lava i piedi, va sulla croce per noi, ma una cosa ce la chiede: bisogna che prendiamo una decisione per lui.

Ma che tipo di decisione dobbiamo prendere? Una decisione di amore per corrispondere alla sua decisione di amore: di venire a salvarci, di perdonare i nostri errori, di sostenere la nostra vita.

Il cristianesimo è innamoramento per il Cristo. E qui dobbiamo ammettere quanto è debole la nostra fede, fragile la speranza, insufficiente la carità..

Se fossimo più veri e forti, avremmo in dono una gioia più grande, perché dare a Gesù qualcosa, significa avercela in ritorno per cento volte.

don Erminio

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