Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
15 ottobre 2023
DEDICAZIONE DEL DUOMO (A)
VANGELO Mt 21, 10-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Mentre il Signore Gesù entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea». Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. Voi invece ne fate un covo di ladri». Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: “Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode”?». Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.
- Duomo: una chiesa in perpetua costruzione
Celebriamo la memoria dei giorni in cui il nostro Duomo fu dedicato a Dio, perché il Duomo è in una storia, nell’avventura delle donne e degli uomini, e non immobile nel tempo.
Il nostro Duomo ce lo ricorda anche con quel suo essere in perpetua costruzione o ricostruzione. La “Fabbrica del Duomo”, del resto, porta impronte del tempo. Come la chiesa di cui è segno.
Ma poi, è la sua stessa immagine a non sopportare contenimenti. Tu sbuchi sulla piazza e l’edificio è trasalimento, è apparizione. Ti appare come un canto nel cielo e nella piazza.
Canta in noi che, abbacinati, sostiamo. Sostiamo perché ognuno di noi lo sente come suo: certo senza rivendicare una proprietà, che è di tutti; ma nell’insieme ci sei anche tu. E’ dunque tua casa.
- Duomo: casa di Dio e del popolo cristiano
Il brano del profeta Baruc iniziava con una esplosione di ammirazione: “O Israele quanto è grande la casa di Dio“. Poi nella lettera a Timoteo: “In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di argilla“.
E infine nel vangelo c’è un monito inquietante di Gesù: “Disse loro: ‘Sta scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri’ “.
La parola “Duomo” viene da “domus”, casa: casa di Dio e casa del suo popolo. Il Duomo poi, il nostro, sembra legare, con le sue fondamenta antiche e le sue guglie, il cielo e la terra. Quasi li volesse stringere in una alleanza.
Il Duomo nel cuore della città sembra negare la distanza tra le cose di Dio e le cose degli umani, la storia di Dio e quella della terra. Infatti la casa di Dio sta tra la case degli uomini e delle donne. Come non c’è soluzione di continuità, non un minimo di stacco, tra questa chiesa, dove stiamo celebrando, e la vita: il suo accesso è sulla piazza, dove si affacciano case, botteghe, uffici…
La chiesa racconta la vita. La parola “casa” riferita al Duomo e alla chiesa, dice relazioni e non dominio. Del resto la casa è il luogo dove non conta il potere e si respira aria di famiglia.
Se in una chiesa, in una comunità si insinuano rigurgiti di vanità, il virus del clericalismo, quella chiesa-comunità non è più ‘casa’. Ha espropriato Dio, per celebrare fantasmi di umanità. Occorre stare in guardia e pregare.
Tempo fa all’Angelus papa Francesco ci chiedeva di pregare “perché i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa, senza cadere nei clericalismi che annullano il carisma laicale e rovinano anche il volto della Madre Chiesa”.
- Duomo: il cuore della città e della diocesi
A volte ci viene spontaneo dire che il Duomo è il cuore di Milano, il cuore della nostra città. Questa immagine ci rimanda alla bellezza delle relazioni da vivere tra noi e da immaginare e creare sulla terra: “Fratelli tutti”. E non a parole, se c’è il pulsare di un cuore.
Senza cuore non c’è casa. O, se c’è, è casa solo di nome. E il tempio diventa spelonca da cui cacciare ladri e profittatori, pastori cui non interessa del gregge, mercenari.
Non possiamo non pregare per papa Francesco per il suo impegno di purificazione del tempio: purificare dai mercenari gli ambiti ecclesiali, anche i più alti.
Ma dopo che Gesù ebbe cacciato dal tempio i senza cuore, “gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì“. Cambia tutto: il tempio diventa luogo della compassione, ciechi e storpi si trovano di casa e i bambini, acclamano a squarciagola il Rabbi di Nazaret.
Cambia l’aria, finalmente c’è cuore, il tempio si fa luogo della compassione, della libertà e della spontaneità.
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don Erminio