Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
15 dicembre 2024
V DI AVVENTO (C)
VANGELO Gv 3, 23-32a
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito.
- Il Battista presenta Gesù, il vero sposo
Il Vangelo di Giovanni ci presenta il Battista e Gesù che agiscono simultaneamenteper qualche tempo per sottolineare la diversità tra i due.
Non si tratta ovviamente solo della diversità geografica(Gesù battezzava in Giudea, nel basso Giordano, mentre il Battista a Salim, verso il Nord) quanto della maggiore attrattiva che aveva la predicazione del giovane profeta di Nazareth.
Giovanni Battista sembra il protagonista di questo passo, in realtà il vero protagonista è Gesù, anche se sta sullo sfondo. I discepoli di Giovanni sono infastiditi dal successo di Gesù, che mette in ombra il loro maestro. E qui si vede la differenza tra uomini grandi e uomini mediocri.
Si tratta di una cosa che accade quasi in ogni scuola. Diversamente dai discepoli,
Giovanni esprime la sua gioia, tagliando corto con l’invidia dei suoi, che è principio di morte.
Anzi il Battista coglie l’occasione per parlare di Gesù come il vero sposo di Israele, e di ogni anima.
Colui che deve essere amato, perché lui stesso è il primo e decisivo amante.
Infatti Gesù vale più dell’alleanza, della legge, del tempio.
Egli è l’unico che può riempire di senso e di gioia la vita di ogni uomo.
Egli è l’unico che fa vedere che cosa è l’amore autentico, quello che dà la vita per i propri amici.
Perciò, Giovanni, che a detta dello stesso Gesù, è il più grande tra i nati di donna, sta umilmente dietro a Gesù, volendo solo servire il suo incontro con Israele e con gli uomini di buona volontà.
- Gesù è l’inviato di Dio
Egli è il portavoce di Dio, ribadisce Giovanni ai suoi discepoli e alla folla accorsa da lui.
Ed è Lui pertanto che dobbiamo accogliere e seguire.
E per far comprendere la sua missione richiama il paragone delle nozze: lui è venuto per preparare le nozze, per richiamare l’attenzione della sposa,ossia del popolo d’Israele, ad accogliere lo sposo che sta per venire e vivere quindi la festa nuziale.
Non è perciò verso di lui (il Battista) che essi debbono andare, ma verso lo sposo, Gesù di Nazareth.
- Compito dell’educatore e di ogni discepolo
Questa testimonianza del Battista richiama il compito di ogni predicatore: preparare il cuore di chi ascolta ad accogliere il Signore.
Ma è anche il compito di ogni credente: aiutare gli altri ad accogliere nel proprio cuore Gesù.
È il senso della splendida affermazione di Giovanni: “Egli deve crescere e io invece diminuire”.
Quante volte siamo preda del nostro protagonismo, del nostro voler apparire, del nostro stare sulla scena a tutti i costi…
Ciascuno di noi deve diluire nel proprio orgoglio perché cresca in noi e negli altri l’amore per Gesù.
Ancora una volta il Battista ci sta davanti e ci insegna come essere discepoli.
Giovanni il Battista si identifica nell’“amico dello sposo”.
E’ questa una figura reale nel matrimonio ebraico, che introduce lo sposo.
Il Battista dice di sé: “Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo”.
Alla chiesa intera, a ciascuno di noi battezzati, e come tali inviati ad annunciare Cristo come incontro risolutivo per la vita di ogni uomo e donna, è chiesta onestà intellettuale: vincere, seppur con lotta titanica, le assurde pretese del nostro io, accettandone il limite intrinseco e dunque la nostra mortalità.
Così permettiamo al Signore di tergere le nostre lacrime, fasciare le nostre piaghe, consolarci nelle nostre tragedie poiché Egli ben le conosce, le ha condivise e le ha vinte.
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don Erminio