a cura di Fulvio Pedretti
Coriandoli, maschere e stelle filanti sono i segni inconfondibili del Carnevale, una ricorrenza che coinvolge grandi e piccini in una grande festa che si sviluppa nelle strade di ogni città e anche del nostro paese. Dolci, buon cibo e musica la fanno da padroni durante i giorni che precedono l’inizio della Quaresima. Scherzi, risate e travestimenti sono all’ordine del giorno.
Il Carnevale è una tra le feste più antiche della tradizione cristiana. Letteralmente la parola “Carnevale” trae origine dall’espressione latina “carnem levare”, ovvero eliminare la carne. Infatti, il giorno successivo al Carnevale è il Mercoledì delle Ceneri che dà inizio alla Quaresima, durante la quale è vietato il consumo di carne.
Sebbene le origini del Carnevale siano cristiane, tuttavia, l’usanza di mascherarsi prende spunto dai festeggiamenti dei saturnali romani, durante i quali gli schiavi avevano facoltà di sovvertire i ruoli abituali, mascherandosi da padroni e questi ultimi, invece, si travestivano da schiavi.
In questo scambio di ruoli, ognuno poteva vivere la vita dell’altro, ignorando i doveri e dedicandosi solo ai piaceri.
Nella diocesi ambrosiana invece, per antica tradizione, il Carnevale termina con la prima Domenica di Quaresima. A Milano e dintorni, dunque, il Carnevale dura 4 giorni in più rispetto a quei luoghi dove si celebra il rito romano. Il motivo di ciò è legato ad una leggenda: il vescovo Ambrogio, impegnato in un pellegrinaggio, aveva annunciato il proprio ritorno nella città meneghina per Carnevale, per poter celebrare i primi riti della Quaresima con il suo popolo. I milanesi lo aspettarono prolungando il Carnevale sino al suo arrivo, posticipando il rito dell’imposizione delle Ceneri.
In realtà, questa differenza sta nel fatto che, inizialmente, la Quaresima iniziava ovunque di domenica. I giorni che vanno dal Mercoledì delle Ceneri alla domenica furono introdotti nel rito romano per portare a quaranta i giorni di digiuno e penitenza effettivi. Le domeniche, infatti, non erano mai state considerate, come anche oggi, giorni di digiuno.
Ancora oggi si dice: “A Carnevale ogni scherzo vale”, ed è rimasto il concetto della festa legato a questa sorta di permissivismo. Molte persone hanno questo desiderio sfrenato di impazzire, di uscire fuori dagli schemi, di fare quello che non farebbero nei restanti giorni dell’anno. Sarà forse perché non si sentono liberi? Forse si sentono schiavi di qualcosa o di qualcuno e non hanno durante l’anno il coraggio e la possibilità di vivere una libertà morale o spirituale? La libertà che ci è donata dalla verità del Vangelo non è di quelle legate ai costumi, bensì è legata al rispetto dell’altro, all’ascolto del prossimo, nel confronto con gli altri.
Per molti il Carnevale è ancora oggi un’occasione unica e particolare per fare festa. Pensiamo a tutte le persone che si impegnano nella realizzazione di oggetti (ad esempio maschere e costumi), all’allestimento di carri allegorici per i cortei, spesso ironici e scherzosi, ai bambini che lo attendono con impazienza per poter indossare i costumi e le maschere dei loro eroi preferiti e che difficilmente potrebbero indossare in altri momenti dell’anno. In Oratorio ci sono diversi adulti che lavorano da mesi per l’allestimento del carro e/o per dare suggerimenti nella preparazione del Carnevale: nel pomeriggio di sabato grasso la gioia che traspare negli occhi dei bambini e dei ragazzi, le emozioni che provano valgono, da sole, tutta la festa. Possiamo quindi affermare che del Carnevale, ancora oggi, esiste una parte (dominante) sana, con ideali positivi che va rafforzata e sostenuta.
Fulvio Pedretti