Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
III DI QUARESIMA (C)
20 marzo 2022
VANGELO Gv 8, 31-59
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
La dimensioni della fede
Il Vangelo della domenica “di Abramo” ci aiuta a capire il senso e verificare la qualità della nostra relazione con il Signore, che è ascolto, accoglienza e obbedienza alla sua volontà.
Per i non molti che hanno il privilegio di celebrarle e per i non pochi che trovano i modi di ascoltarle, le parole della Scrittura e della liturgia risuonano in questi giorni con potenza singolare.
Ecco alcuni esempi: Non aspettate a convertirvi al Signore, perché non sapete che cosa generi il domani. Dal mattino alla sera il tempo cambia (un responsorio).
Anche l’incipit del Vangelo di oggi ci interroga: Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8,31).
- Le qualità dell’ascolto
Di questi tempi interpella soprattutto il verbo rimanere (stare, restare, dimorare). Per mesi e mesi ci sono stati detti degli slogan “salvavita”. Ecco il punto: cosa salva la vita?
Per prudenza siamo stati invitati a “stare a casa”. Per arginare la pandemia e provare a sormontarla occorre rispettare i provvedimenti di emergenza, necessari per la tutela delle persone più fragili. Ciò detto, va pure aggiunto che “stare a casa” non basta. È necessario sì, ma non sufficiente.
Noi suoi discepoli siamo chiamati – senza bisogno di lanciare nuovi hashtag (che passano in fretta mentre ciò che abbiamo da dire si vuole perenne) – a rimanere nella Parola.
- La disponibilità all’accoglienza
Se, da un lato, il senso di fragilità percepito spinge a un più spontaneo rifugiarsi nel Signore, d’altro lato potrebbe non risultare spontaneo rimanere in Lui adesso, con la pronta disposizione ad ascoltarlo, con la sete di accogliere, discernere e fare la sua volontà.
Ricordiamo tutti la scorsa quaresima in cui fare davvero silenzio non è stato affatto facile: abbiamo dovuto sospendere i pensieri dalle faccende pratiche per riassettare il quotidiano.
E siamo stati invitati ad andare in disparte soli con Gesù per cercare di ascoltare quello che Lui ha da dire su tutto questo, fidandoci comunque della provvidenza… Una vera lotta.
Ma quando si riesce ad ascoltarlo, cogliendo la sua Parola, diversa da ogni altra, può fiorire una pace convincente anche più di ogni motto di rassicurazione: «Il tempo passato con Te è sottratto alla morte… e ritorno alla fatica del vivere con indistruttibile pace» (Carlo Maria Martini).
- L’apertura alla Verità e all’Amore
Chi nel silenzio ascolta la Parola, ‘rimette ordine‘ nella sua vita. Non è questione di ottimizzazione dei tempi, di appuntamenti ben incastrati e neanche solo di rispetto della gerarchia delle priorità. Non in prima battuta.
La Parola mette ordine nella vita anzitutto nel senso che permette a ogni singola azione d’imbeversi di senso, ordinandola all’unico fine: conoscere la verità. Ora, Gesù Cristo è la verità, e conoscerla significa amare Lui, come la sposa che “conosce” il suo sposo.
- La grandezza della libertà
Conoscere la verità rende liberi. Speriamo tutti di essere liberati, prima o poi, dal Coronavirus. Che non è il solo male, e nemmeno è il più grave.
Ma liberati e liberi possiamo esserlo fin d’ora, specialmente nel modo di comunicare. Perché è vero che abbiamo mezzi eccellenti per farlo, ma non è automatico che le parole aiutino. Possono anche infiacchire. I media e le nostre conversazioni non sono immuni dal rischio di essere nefaste, di imbruttirci, di appesantirci nel lamento, di intristirci nell’agitazione.
A noi discepoli che rimaniamo nella Parola, è chiesta ora una qualità supplementare nell’uso delle parole. In quelle che scegliamo di ascoltare (informarsi è un dovere, ma ponendoci anche un limite) e in quelle che ci troviamo a scambiare (badando alla qualità del linguaggio).
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don Erminio