IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

 3 settembre 2023

I DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI GIOVANNI (A)

VANGELO Lc 9, 7-11
Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

 

  1. Il coraggio del Battista

Bianco e nero, luce e ombra, Cristo ed Erode, sazietà e fame, vecchio e nuovo: siamo davanti ai contrasti, agli estremismi senza sfumature, alle delimitazioni nitide, senza confusioni.

È avvenuto qualcosa che ha obbligato alla decisione. Giovanni Battista è venuto a parlare: è stato preciso nell’annuncio, preciso nella predicazione, preciso nell’accusa di Erode. È stato ucciso per questo. Ma la sua morte ha obbligato alla scelta. Luca parla di Erode e di Cristo.

  1. Le paure di Erode

Erode può tutto sui suoi sudditi nella sua grandezza di tetrarca assoluto, eppure non trova Gesù. E’ agitato nella paura e nell’incertezza. Ritiene di avere potere assoluto anche su Cristo, potere di vita e di morte come su Giovanni Battista, eppure non lo trova e non lo conosce.

Luca prepara l’incontro tra Erode e Gesù nella passione, a Gerusalemme (Lc 23,8-12). Erode non scoprìrà niente e resterà sconcertato dal silenzio del profeta.

Eppure, ciascuno a suo modo, Giovanni il Battista e Gesù avevano lanciato un altissimo messaggio. Erode non seppe far altro che insultare: “farsi beffe di lui e mettergli addosso una splendida veste”, il segno della ricchezza stolta che vuol coprire il male nel fasto.

  1. La cura di Gesù per i suoi

Gli apostoli sono stati mandati da Gesù come per un apprendistato e hanno moltiplicato la fama di Gesù e il suo messaggio: ora, ritornano. Lo trovano senza sforzo poiché hanno portato Dio agli uomini nella loro prima missione.

Essi hanno scelto Dio. Perciò Cristo da loro si fa vedere, si fa capire, anzi, con loro si ferma, richiama, li apparta per farli riposare, per parlare loro del regno di Dio e per riempirli di gioia.

Gesù, quando è chiamato con speranza e fiducia, ci si fa vicino, ci incontra perché si possa essere con lui in sintonia, perché si accettano le scelte del regno.

Gesù è incontrato dai dodici ed è incontrato dalle folle che hanno bisogno di lui, sia per sentirlo sia per essere liberati dal male. Il cerchio si chiude quando c’è il desiderio di voler scoprire ciò che conta, anche a proprio rischio.

A questo punto non solo Gesù svela e libera, ma, nella sua compassione, invita la gente a fermarsi perché egli ha pietà della fame, dei loro bisogni, della loro ingenuità e sprovvedutezza.

Nel volerlo cercare a tutti i costi, si sono allontanati da casa senza preoccuparsi di quello che avrebbero mangiato. Ma allora Gesù completa il suo intervento: li ha arricchiti della sua parola aprendo orizzonti, li ha liberati del male rendendoli liberi e sani, quindi li sfama, con l’aiuto dei Dodici, spezzando cinque pani e due pesci (Luca 9,12- 17).

don Erminio

 

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