IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

23 giugno 2024

V DOMENICA DOPO PENTECOSTE (B)

VANGELO Gv 12, 35-50
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro. Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?». Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: «Ha reso ciechi i loro occhi e duro il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca!». Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio. Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

 

  1. La storia umana è storia di luce

La prima parola che Dio, il Creatore, pronuncia è “Sia la luce. E la luce fu. E Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattino: primo giorno“.

Il primo gesto creatore è stato quello che ha dissipato le tenebre, l’oscurità, il caos primordiale e ha portato la luce, principio dell’intera creazione.

E l’ultima pagina della Bibbia è di nuovo nel segno della luce: “La città non ha bisogno della luce del sole né della luce della luna perchè la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello“.

L’intera storia dell’umanità sta tra la luce del primo mattino del mondo e la luce dell’ultimo giorno, quando la luce che è Dio stesso illuminerà l’intera umanità.

La storia umana è storia di luce. Non si dice forse che nascere è venire alla luce, mentre il morire è entrare nell’oscurità? Per questo, secondo la Scrittura, l’intero cammino della vita è un andare rischiarati dalla lampada che è la parola del Signore: “Lampada ai miei passi la tua parola e luce al mio cammino“.

 

  1. Gesù è la luce del mondo

Non sorprende allora che Gesù si presenti a noi come luce. Quante volte questo simbolo ritorna nel vangelo! In particolare il quarto evangelo, fin dalla prima pagina presenta Gesù come luce:”Veniva nel mondo la luce, quella che illumina ogni uomo”.

E poi ancora nel dialogo notturno con Nicodemo Gesù afferma: “La luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce“.

E ancora: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).”Finchè sono nel mondo sono la luce d. mondo” (9,5). “Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (12, 46). Ma che cosa significa questo simbolo della luce?

Gesù non dice: tra le molte belle luci che brillano nel mondo ci sono anch’io. Con affermazione perentoria e impegnativa afferma d’essere la luce del mondo. E aggiunge: “Chi segue me non cammina nelle tenebre“.

Privi di questa luce che è Gesù siamo inesorabilmente nelle tenebre, ovvero non vediamo dove andare, siamo disorientati.

Anche questo è significativo. Diciamo: siamo confusi, incerti, mi manca l’ orientamento. Non so dove è l’oriente, là dove sorge il sole e da dove viene la luce. Se non ci apriamo a questa luce, a questo sole che sorge siamo inesorabilmente nelle tenebre, nell’oscurità e quindi disorientati. Credere in Gesù è aprirci a questa luce.

 

  1. Credere in Gesù

E’ il linguaggio di Giovanni, che non adopera tanto il termine ‘aver fede’, ma piuttosto il verbo ‘credere’.Vuole sottolineare il dinamismo, il movimento che porta verso, anzi dentro la persona di Gesù.

Un breve testo del Concilio così descrive l’atto del credere: “A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della fede con la quale l’uomo si abbandona tutt’intero e liberamente“.

Colpisce questo ‘abbandonarsi’ per definire il credere. Credere in Gesù è abbandonarsi con tutta la nostra persona e in piena libertà a lui. Credere in… vuol dire abbandonarsi a, quasi il movimento di chi si abbandona nelle braccia affidabili di un amico, di una persona amata.

Quante volte si sente dire: Non ho la fede, ho perduto la fede, beato te che hai la fede… quasi si trattasse di una cosa, di un oggetto che si può smarrire. Se invece dico: credo in te, mi fido di te e quindi mi affido a te, mi abbandono a te, (vuol dire che) riconosco una presenza così affidabile da abbandonarsi nelle sue braccia. Questo è il volto di Dio.

don Erminio

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