Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
22 dicembre 2024
DIVINA MATERNITA’ DI MARIA (C)
VANGELO Lc 1, 26-38a
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
- Razionalità e libero arbitrio
Il Vangelo di Luca ci presenta l’annuncio a Maria e la conseguente incarnazione di Cristo in lei.
Questo episodio ha ispirato arte (pensiamo alle sei Annunciazioni dipinte dal Beato Angelico, le più celebri a San Marco in Firenze e a Madrid), ai poeti come Paul Claudel con il suo affascinane dramma “L’Annuncio a Maria” del 1912 o a certe liriche di Reiner Maria Rilke.
Dante Alighieri colloca idealmente la nascita della “Divina commedia” nella data del 25 marzo, capodanno antico in alcune città toscane.
Mentre Matteo si premura di riferirci l’annunciazione a un Giuseppe sconcertato in un sogno (1, 19-25), Luca mette al centro Maria. Giuseppe nei Vangeli è totalmente silente, Maria si esprime solo sei volte con 154 parole, delle quali, ben 102 sono il canto del Magnificat.
Nell’Annunciazione pronuncia due frasi minimali ma impegnative: “Come sarà questo, poiché non conosco uomo?”. “Ecco la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola”.
Qui sta racchiusa la duplice strumentazione di cui Dio ha dotato l’uomo: la razionalità e il libero arbitrio. Maria in piena consapevolezza di trovarsi di fronte ad un mistero, si affida totalmente al volere di Dio, di cui si dichiara “serva”,termine tutt’altro che umile.
Esso infatti esprime la coscienza di aver scelto liberamente di entrare in quella teoria di personaggi che, con la loro libera adesione a Dio, hanno costellato e permesso che la storia della salvezza diventasse salvezza di tante storie, anche della nostra: Abramo, Mosè, Giosuè, Davide, i profeti e il Messia stesso.
Anche a noi Dio rivolge lo stesso appello: accogliere Cristo in noi e generarlo ai fratelli, entrando così nella schiera dei “servi del Signore”.
- La Madonna della fiducia
Sarà stato effetto di quel «non temere» pronunciato dall’ angelo dell’ Annunciazione. Certo è che, da quel momento, Maria ha affrontato la vita con una incredibile forza d’animo, ed è divenuta il simbolo delle “madri-coraggio” di tutti i tempi.
È chiaro: ha avuto a che fare anche lei con la paura: di non essere capita, … per la cattiveria degli uomini. Paura di non farcela, …per la salute di Giuseppe, …Paura di rimanere sola...
Tutti, come lei, siamo attraversati da quell’umanissimo sentimento che è segno chiaro del nostro limite.paura del domani, …che possa finire all’improvviso un amore coltivato tanti anni, …per il figlioche non trova lavoro e ha già la sua età,… per la salute che declina, …della vecchiaia. Paura della notte…. Paura della morte…
Nel santuario eretto alla “Madonna della fiducia”, ciascuno di noi ritroverebbe la forza per andare avanti, riscoprendo i versetti di un salmo che Maria avrà mormorato chi sa quante volte: «Pur se andassi per valle oscura, non avrò a temere alcun male, perché tu sei con me…».
- C’è motivo di essere lieti nel Signore
Facile a dirsi, ma difficile a praticarsi con tante questioni complesse e insolubili. La motivazione, dice Paolo, è la vicinanza del Signore: egli è sempre con noi. Infatti ha detto: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
L’esperienza cristiana è un fatto non privatizzato, quanto comunitario, caratterizzato dall’ascolto, la condivisione della Parola e animato da un agire corale conseguente; il ritorno del Signore è vicino è l’altra possibile interpretazione della frase paolina.
Lo stile di chi spera nel Signore, è fornito dal tratto amabile, la gentilezza (Mons. Delpini), la vittoria su ogni forma di ansia esagerata e ingiustificata, l’affidamento al Signore nella preghiera e il concentrarsi su ciò che di “vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, e degno di lode”.
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don Erminio