Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
26 gennaio 2025
SACRA FAMIGLIA (C)
VANGELO Mt 2, 19-23
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
La figura di S.Giuseppe
Se è vero, e lo è, che al centro del Vangelo sta sempre Gesù, colui che ci svela il Padre e il suo rapporto con lui, le letture di oggi ci permettono di riflettere sulla figura di San Giuseppe, e dunque sulla figura del Padre.
La prima lettura parla di Giacobbe che Dio chiamerà Israele, dunque padre di un popolo.
San Paolo (II lettura) dà indicazioni sapienziali per l’armonia in famiglia e raccomanda ai Padri di non esasperare i figli.
Poi c’è la figura di Giuseppe, il padre legale di Gesù. Giuseppe non dice una parola nei Vangeli, ma fa quattro sogni nei quali Dio gli parla per mezzo di un Angelo.
Nella psicanalisi entrambe le figure: il sogno e l’angelo (psicanalista) aiutano le persone, tramite il racconto delle visioni oniriche (sogno), a sondare l’inconscio, per risalire alle radici del proprio vissuto sofferente.
Nella Bibbia invece, sogno e Angelo sono modalità comunicative che tendono a preservare l’inaccessibilità del mistero di Dio, la cui via di conoscenza resta appunto Gesù.
La figura del Santo Custode del Redentore, dello Sposo di Maria e del Patrono della Chiesa, propizia oggi una riflessione sulla figura paterna in generale.
- La figura dei padri di famiglia
Nell’Enciclica di Papa Francesco “Patris corde”, Giuseppe viene definito come: padre amato, padre accogliente, padre tenero, padre obbediente e padre del coraggio creativo.
E’ padre amato perché molti Papi da 150 anni a questa parte gli hanno dedicato Encicliche. La domanda rivolta ai padri è: che cosa resterà di te come padre? Che cosa apprendono da te i tuoi figli, come ti ricorderanno? Oggi il lavoro e gli impegni riducono gli spazi di presenza, ma tu sai essere significativo in famiglia quando ci sei? Sei in padre amato?
Padre accogliente è colui che sa accogliere i limiti dei propri cari, senza essere esoso nelle pretese; accoglie come lui stesso vorrebbe essere accolto.
Padre tenero. Questo è facile quando il figlio è piccolo e obbediente, ma quando, da adolescente, pretende lo stesso amore senza più obbedienza, la cosa si fa ardua.
Oggi il disagio giovanile è esploso e aumentato di molto… La famiglia spesso è impotente. Nel cammino evolutivo del figlio, è importante che il padre e la madre siano concordi nella linea educativa, non tendano a riempire spazi per un controllo serrato del giovane uomo, ma ne scrutino i pensieri, la mente, cerchino di capire cosa pensa, dove sta andando e, quando si è ancora in tempo, introdurlo in ambienti educativi, dove vige il servizio agli altri.
Il Padre è colui che introduce il figlio nella realtà non solo funzionalmente (scuola, lavoro, sport ecc.), ma soprattutto svelandogliene il senso profondo e aiutandolo con regole precise, pur nella inevitabile duttilità che è cimento (fatica) di chi educa.
Il Padre obbediente, obbedisce anzitutto alla vita con realismo, accettando la propria storia, il limite intrinseco ad ogni essere umano. Il Padre, come Giuseppe, obbedisce alla Parola di Dio, fidandosi di colui che vuole solo la nostra felicità. Un vero Padre non si scoraggia di fronte alle difficoltà dei figli, le mette in conto e con coraggio creativo, con la sua sposa cerca alleanze educative, senza proiettare sul figlio ciò che lui avrebbe voluto essere, cogliendone invece la specifica vocazione a cui è chiamato, fosse anche consacrarsi a Dio per tutta la vita. Dobbiamo pregare perché – diceva lo psicanalista francese Lacan – la figura del Padre è evanescente.
Il discepolo Massimo Recalcati dice che è occasionale. V’è in effetti una regressione da Padre a papà, non è così per tutti, ma la tendenza è quella. Lo vediamo a tutti i livelli, nella nostra società, le cause sono molteplici, altra è la sede per analizzarle.
Qui oggi preghiamo perché la tendenza si inverta, affinché la nostra Patria e le nostre famiglie abbiano dei veri padri, guide sicure sull’esempio di San Giuseppe, il padre amato, accogliente, tenero, obbediente, animato da coraggio creativo.
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don Erminio