IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

23 febbraio 2025

PENULTIMA DOPO L’EPIFANIA (C)

VANGELO Mc 2, 13-17
Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Il Signore Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

  1. Clemenza e misericordia

Paiono sinonimi, in realtà il primo termine ha più una connotazione giuridica. E’ il giudice che viene invitato ad una benevola moderazione nel riprendere e soprattutto nel punire il reprobo.

E’ al Dio giudice che si appella il profeta Daniele, retrodatando la sua profezia dal II secolo al VI, quando gli ebrei ritornati dall’esilio babilonese, trovano la città e il tempio devastati. Daniele dichiara che è stata l’empietà del popolo a causare questo.

Solitamente noi usiamo il termine pietà in senso negativo, es.: “fa pietà!” oppure “avere pietà” di qualcuno. In realtà, in teologia, questo termine, è strettamente legato al significato latino di “pietas”, cioè l’amore che unisce la famiglia.

Il dono della Pietà, è anche il legame di fiducia con Dio Padre, di affidamento, amore, umiltà e tenerezza. In questo senso Gesù chiamava il Padre con il vezzeggiativo Abbà, papà.

La pietà era chiamata anche “virtù di religione” (insieme delle disposizioni necessarie per rapportarsi a Dio). Di conseguenza qualifica anche il rapporto con tutto ciò che sulla terra ha valore di “segno” della divina Presenza.

Ad esempio, mettere un fiore e dire una preghiera sulla tomba dei propri o altrui defunti, avere cura di un’immagine sacra facendola restaurare o curandola. Con questo termine quindi, non ci si riferisce immediatamente alla disposizione d’animo di chi ha compassione del prossimo o è misericordioso verso chi lo offende.

  1. Chi riconosce il peccato, si salva

Dunque chiedere la pietà di Dio, la sua clemenza è appellarsi a lui riconoscendo il proprio peccato, i propri limiti, come Paolo nella seconda lettura, nella piena fiducia che, cambiando vita, convertendoci il giudizio divino sarà meno severo, sarà appunto paterno.

Se il reato viola una legge particolare, il peccato manifesta la sfiducia nella Parola di Dio come fonte di equilibrio sociale e armonia per il vivere personale.

  1. Misericordia: medicina per le nostre miserie

La devastazione causata dal peccato deve essere davvero grande se Gesù si compromette così pubblicamente, come Marco ci racconta nel Vangelo.

Anzitutto il brano marciano ci dice chi è Gesù: il volto clemente e misericordioso di Dio stesso, che offre a tutti una possibilità di riscatto.

Inoltre, viene esplicitata la missione di Gesù, attraverso l’immagine, nota alla Bibbia, del Signore che si presenta come medico e salvatore (cfr. Esodo, Deuteronomio e Osea). Non è venuto per i sani, bensì per i malati.

L’affermazione introduce il pasto a casa del pubblicano Levi (l’evangelista Matteo) con una serie di pubblici peccatori. Non solo pubblicani e prostitute, ma anche altre categorie, come pastori, conciatori di pelli, asinari ecc., quanti esercitavano mestieri equiparati agli schiavi, senza diritti civili, religiosi e politici.

Pensate quante occasioni abbiamo anche noi, da una parte di invocare la clemenza divina quando sbagliamo, dall’altra di farci prossimi a tutte quelle persone che si sentono lontane da Dio, che hanno perso la fede in lui e la fiducia in se stessi.

Gesù ‘usa’ ancora oggi la nostra umanità per far arrivare il suo messaggio di perdono a tutti.

don Erminio

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