23 Febbraio 2020
Riflessione a Cura di Monsignor Erminio Villa
ULTIMA DOPO L’EPIFANIA (A)
VANGELO Lc 15, 11-32
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”.
Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
- La storia del figlio prodigo è quella dell’umanità ferita eppure incamminata
E’ la storia di una ‘felix culpa‘ (un’esperienza negativa che ha avuto un esito positivo) che ha favorito una conoscenza più profonda del cuore del Padre. Il figlio più giovane un giorno se ne va, in cerca di se stesso, in cerca di felicità. Non gli basta la casa, né il padre e il fratello. Forse la sua ribellione non è che un preludio ad una dichiarazione d’amore. Quante volte i ribelli in realtà sono solo dei richiedenti amore.
Cerca la felicità nelle cose, ma si accorge che le cose hanno un fondo e che il fondo delle cose è vuoto. Così succede che il ribelle, diventato servo, va a pascolare i porci e si disputa il cibo con le bestie. Allora ritorna in sé, chiamato da un sogno di pane: “ Ci sono persone nel mondo con così tanta fame che per loro Dio non può avere che la forma di un Pane (Gandhi). Non torna per amore, ma per fame. Non perché pentito, ma per la paura: si sente la morte addosso. Ma a Dio non importa il motivo per cui ci mettiamo in viaggio. Basta fare un primo passo.
- L’uomo cammina, Dio corre… l’uomo si avvia, Dio è già arrivato
Infatti: il padre, vistolo di lontano, gli corse incontro... E lo perdona prima ancora che apra bocca; il suo è un amore che previene il pentimento. Il tempo della misericordia è l’anticipo. Si era preparato delle scuse, il ragazzo, continuando a non capire niente di suo padre. Niente di Dio, che “perdona non con un decreto, ma con una carezza” (papa Francesco). Con un abbraccio, con una festa. Senza guardare più al passato, senza rivangare ciò che è stato, ma creando e proclamando un futuro nuovo.
Dove il mondo dice “perduto”, Dio dice “ritrovato”; dove il mondo dice “finito”, Dio dice “rinato”. E non ci sono rimproveri, rimorsi, rimpianti.
- Il padre esce a pregare il figlio maggiore (anche lui va ricuperato)
E’ alle prese con l’infelicità che deriva da un cuore non sincero: ha un cuore di servo e non di figlio. Per questo il papà tenta di spiegare e di farsi capire… Alla fine non si sa se ci sia riuscito.
Questo padre non è solo giusto, è ben di più: è amore, esclusivamente amore. Ma allora Gesù vuol dire che Dio è così? Così eccessivo, al punto da essere esagerato? Sì, il Dio in cui crediamo è così. Immensa rivelazione per cui Gesù darà la sua vita.
Un figlio è andato lontano, l’altro, che è rimasto, è più lontano del primo. Il primo mette tra sé e il padre anche la distanza fisica, il secondo abita nella stessa casa, ma è abissalmente lontano per l’aspetto spirituale e affettivo. I due fratelli hanno in comune gli stessi disvalori: per loro il padre non conta molto, forse niente. Contano solo i suoi beni.
Coerentemente, il ritorno del figlio spendaccione non sembra che sia guidato da grandi ideali; nell’estremo bisogno, ha un progetto meschino. Non desidera essere nuovamente figlio, ma solo salariato. Pensa che il padre sia come lui, uno che imposta le relazioni sulla convenienza e sul contratto. Anche il maggiore mostra la pochezza dei suoi sentimenti e si arrabbia, quando sente che il fratello minore, tornato a casa, è stato trattato da figlio. In questo modo rivela con il suo ragionamento che lui non è né figlio né fratello.
Ecco gli uomini. In questi due fratelli siamo rappresentati noi. Questa parabola rivela il cuore di Dio, ma anche il nostro. Non occorre fare esempi di ciò che succede nelle famiglie. La parabola mette in risalto che non ci meritiamo affatto l’amore che Dio ha per noi. Il Padre rivela un altro mondo, il suo, in cui contano le persone e non i contratti o i beni materiali. Quando il Padre dice che “bisognava” riaccogliere il prodigo, così come “bisogna” uscire di casa e umilmente dialogare con il maggiore, sta parlando non di una necessità di calcolo, ma di una necessità d’amore. L’unica che fa vivere.