Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
III DOMENICA DI QUARESIMA (B)
7 marzo 2021
VANGELO Gv 8, 31-59
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
- La fede di Abramo
La “domenica di Abramo”, così è chiamata, nella liturgia ambrosiana, la terza di Quaresima. Il riferimento chiaro è ad Abramo, nostro padre nella fede, dal quale possiamo cogliere tutta la disponibilità a lasciarsi guidare da una parola che, a volte, chiede di lasciare non la casa e la terra, come è accaduto a lui, ma le proprie convinzioni, i propri pensieri, per seguire le vie di Dio. Credere in Dio è fidarsi di Lui, dei suoi progetti su di noi; è ascoltare la sua parola e i suoi comandamenti. Però la grande tentazione dell’uomo di ogni tempo è di fare di testa propria mettendo in dubbio la bontà di Dio nei confronti delle persone che Egli ha creato con grande amore.
- La fede del popolo di Israele
Nel brano dell’Esodo che la liturgia di questa domenica ci presenta come prima lettura, Dio si rivolge a Mosè rimarcando le debolezze del popolo d’Israele, poco tempo dopo avergli consegnato i comandamenti: “Il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito”; “Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato”; “Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice”. Sono parole che rivelano l’allontanamento da Dio e dalla sua Parola che aveva fatto di quel popolo schiavo un popolo in cammino verso la libertà.
- La fede dei Giudei
Gesù, venendo nel mondo come Parola incarnata, vuole condurre l’uomo sulle strade della libertà, ma anche ora vediamo che mettersi in ascolto di tale parola richiede una fede incondizionata. Meraviglia, infatti, l’inizio del brano: “Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto”. Erano, dunque, discepoli che gli avevano creduto, ma che poi si sono scagliati contro di Lui, perché Egli domandava di compiere un passo ulteriore rispetto alla fede dei padri. Egli domandava di riconoscere in Lui e nel suo messaggio la rivelazione del Dio di Abramo: “Se rimanete nella mia parola, siete miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
- Noi che discepoli siamo?
Stare dalla parte di Gesù significa rimanere nella sua parola, anche se scomoda, anche se va contro la mentalità comune. Rimanere nella parola di Gesù significa osservare i comandamenti, che Egli non ha abolito, ma ha portato a compimento, riassumendoli nella legge dell’amore. Alla Chiesa viene spesso rimproverato di non essere al passo con i tempi e che perciò deve aggiornarsi.
Forse nei metodi qualche cosa si può e si deve cambiare, ma non nei contenuti, perché si andrebbe contro la verità facendo cadere l’uomo nella schiavitù del peccato e dello sfiguramento del suo vero volto. Neanche le leggi dello Stato possono annullare la verità della legge di Dio, che è legge di vita e di libertà. Cristo ci ha rivelato il Dio dell’amore, della verità e della libertà ed ora è la Chiesa che è chiamata a confermare i fratelli nella fede in quel Dio di Gesù, attraverso il magistero del Papa e dei Vescovi uniti a lui.
Verità, libertà, amore sono virtù da recuperare per vivere una fede autentica che ci apra a scoprire sempre meglio la misericordia di Dio, che in Gesù si è manifestata. La Quaresima è tempo favorevole per convertirci a questo Dio, abbandonando gli idoli che il pensiero umano si costruisce in ogni epoca della storia, ma che si rivelano poi inconsistenti e incapaci di riempire il cuore degli uomini.
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don Erminio