Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa
VI DOMENICA DOPO PENTECOSTE (B)
4 luglio 2021
VANGELO Mt 11, 27-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
- Gesù rivelatore del Padre
Quello che il Padre ci deve dire, l’ha consegnato a Gesù, e Gesù lo rivela ai piccoli, perché questi si aprano al suo messaggio. Gesù, il Figlio, conosce il Padre. Lui sa ciò che il Padre ci voleva comunicare, quando molti secoli or sono, consegnò la Legge a Mosè. Anche oggi, Gesù insegna molte cose ai poveri e ai piccoli e, attraverso di loro, a tutta la Chiesa.
L’invito di Gesù valido fino ad oggi. Gesù invita tutti coloro che sono stanchi ad andare da lui, e lui promette riposo. Nelle comunità attuali, noi dovremmo rinnovare questo invito che Gesù rivolse alla gente stanca ed oppressa dal peso delle osservanze richieste dalle legge di purezza. Lui dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Questa frase è stata manipolata, per chiedere alla gente sottomissione, mansuetudine e passività. Ma lui voleva dire il contrario. Infatti chiede alla gente di non ascoltare “i sapienti ed intelligenti”, i professoroni dell’epoca e di cominciare ad imparare da lui, da Gesù, un uomo venuto dall’entroterra di Galilea, senza istruzione superiore, che si dice “mite ed umile di cuore”.
Gesù non fa come gli scribi che si esaltano con la loro scienza, ma si mette accanto alla gente sfruttata ed umiliata. Cristo, il nuovo maestro, sa per esperienza ciò che avviene nel cuore del popolo che soffre. Lui lo ha vissuto da vicino e l’ha conosciuto nei trent’anni di vita a Nazaret.
- Con mitezza e umiltà
Come Gesù mette in pratica ciò che insegnò nel Discorso della Missione? Gesù ha una passione: annunciare la Buona Novella del Regno; passione per il Padre e per la gente povera ed abbandonata della sua terra. Lì dove Gesù incontrava gente che lo ascoltava, trasmetteva la Buona Novella. In qualsiasi posto: nelle sinagoghe durante la celebrazione della Parola (Mt 4,23); nelle case degli amici (Mt 13,36); andando lungo le strade con i discepoli (Mt 12,1-8); lungo le rive del mare, seduto in una barca (Mt 13,1-3); sulla montagna, da dove proclamò le beatitudini (Mt 5,1); nelle piazze e nelle città, dove la gente gli portava i malati (Mt 14,34-36); anche nel tempio di Gerusalemme, durante i pellegrinaggi (Mt 26,55)!
In Gesù, tutto è rivelazione di ciò che portava dentro! Non solo annunciava la Buona Novella del Regno. Lui stesso era (e continua ad essere) un segno vivo del Regno. In lui appare evidente ciò che succede quando un essere umano lascia che Dio regni nella sua vita. Il vangelo di oggi rivela la tenerezza con cui Gesù accoglie i piccoli. Lui voleva che loro incontrassero riposo e pace. Per questa sua scelta, per i piccoli ed esclusi, fu criticato e perseguitato ed ebbe a sogffrire molto! Lo stesso avviene oggi. Quando una comunità cerca di aprirsi e di essere un luogo di accoglienza e di consolazione per i piccoli e gli esclusi di oggi, molti non sono d’accordo e criticano.
- Consolati, consoliamo
Cristo oggi ci suggerisce di riposare in lui, di poggiare la testa tra le sue braccia per poter così trovare un po’ di pace: il suo è un caldo abbraccio. Però intanto ci chiede anche di farci carico del suo giogo; questo è un po’ un controsenso: mi offre conforto, ma poi mi chiede di faticare…. Capisco, così, quanto è necessario farsi carico del proprio giogo, della propria vocazione: non sarebbe vera se non fosse scelta anche nella fatica, perché è nella fatica che capisci ciò a cui sei chiamato ad essere. In Lui, con il suo sostegno, il giogo diventa dolce e leggero il carico.
Lui è in grado di trasformare ogni sofferenza in un grande dono. Ogni persona che ha affidato a lui le proprie sofferenze e la propria speranza è diventata a sua volta consolatrice per le sofferenze altrui, e sprigiona una bellezza capace di accogliere il cuore degli altri.
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don Erminio