IL VANGELO DELLA DOMENICA

Riflessione a Cura di Mons. Erminio Villa

15 settembre 2024

III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO (B)

VANGELO Gv 3, 1-13
Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò dal Signore Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo».

 

  1. Torni la fiducia al posto del sospetto

Viviamo in un tempo molto particolare, di grandi tensioni a causa della rottura di alcuni equilibri, peraltro fragili da sempre. L’io soggettivo è diventato pervasivo, pervade tutto, il bene comune condiviso si è rarefatto, eppure c’è ancora molto di buono nel cuore dell’uomo, c’è ancora molta umanità nelle persone. 

Essa va stanata, incoraggiata nel suo manifestarsi, e canalizzata affinché si tramuti in buone pratiche di amicizia sociale. Per fare questo occorre che le diversità vengano percepite come ricchezza, la complessità venga dipanata insieme rendendo semplici e accessibili tanti rapporti, tanti aspetti burocratici della vita che ci assillano e la fiducia, non il sospetto, ritorni tra noi…

 

  1. La giustizia via alla pace

La prima lettura tratta dal profeta Isaia e la seconda lettura di Paolo ai Romani ricordano l’impegno di Dio stesso su questo fronte: il dono dello Spirito che Cristo ci ha fatto, dall’alto della croce, non mentre eravamo fedeli discepoli, ma lontani e peccatori.

Potenti le immagini di Isaia: il deserto diventerà un giardino. Dio, infatti, ci ha creato in un giardino, “Pardes” (luogo lussureggiante) o “gan eden” (giardino ad oriente). Sarà Caino – dice la Bibbia – il primo costruttore di Città, dove la Città qui non è vista come grembo domestico, bensì come agglomerato anonimo e disumanizzante.

Di seguito, quasi a cascata, Isaia snocciola tutte le caratteristiche per rendere abitabile la Città,nell’attesa che nel futuro giardino, il paradiso, trovino compimento: Praticare la giustizia. L’antico adagio latino la definiva così “dare a ciascuno il suo”, con il filosofo Aristotele e il suo grande interprete cristiano, San Tommaso d’Aquino, usiamo il termine equità.

La giustizia ha come esito la pace sociale, questo sia in famiglia, sia nel lavoro, sia nelle realtà in cui viviamo, dunque la stessa Città. Questo richiede onestà intellettuale, freno alla abnorme richiesta di diritti individuali e soggettivi, talvolta legittimi, ma oggi spesso sganciati dai doveri verso la comunità di appartenenza.

La giustizia e la pace, intese come realtà dinamiche che vanno costruite giorno per giorno, secondo Isaia, producono sicurezza del vivere. Spesso noi intendiamo la repressione quale strumento per il mantenimento dell’ordine pubblico, e talvolta, in casi estremi occorre, ma prima dobbiamo interrogarci con onestà, se noi siamo testimoni virtuosi presso le nuove generazioni e se siamo all’altezza dell’accoglienza che meritano. 

Bellissimo l’accenno finale, per certi versi utopico degli animali in libertà, simbolo di una fiducia collettiva ricostruita.

 

  1. Sempre in ascolto allo Spirito

Il Vangelo, nel colloquio notturno, tra Nicodemo membro del Sinedrio e Gesù, ci ricorda che se l’armonia cosmica – che la Bibbia chiama Shalom – è dono dello Spirito di Dio, non può mancare il contributo della libertà di ognuno di noi.

Gesù insegna: “bisogna rinascere dall’alto”. Nicodemo, il vecchio che è immagine dell’uomo che ormai ha visto di tutto nella sua vita, più che dall’ottimismo è preso dal cinismo. Interessante notare che il colloquio si svolge di notte, nel nascondimento. Una persona come Nicodemo che ha impegni pubblici pare non volere manifestarsi alla luce del sole come estimatore di Gesù.

Un conto è stimare Gesù, apprezzare il suo messaggio, altro è compromettersi davanti agli altri. Adesso tocca a noi scegliere tra la pace del cuore e l’effimera gloria degli uomini, tra il combattere quotidianamente senza un senso ultimo o arrendersi ad un amore infinito che ci incoraggia, che ci stima anche quando siamo inquieti, anche quando fatichiamo ad abitare bene con noi stessi.

La fede in Gesù non toglie le asperità della vita, solo le rende più sopportabili e le colora di speranza. Accogliamo l’invito del Signore a rinascere dall’alto, a lasciar correre nelle ampie praterie della mente, nei meandri del cuore e nelle opere di ogni giorno, quello Spirito di vita, di giustizia, di pace, di sicurezza, di speranza che è in noi dal Battesimo.

don Erminio

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